Non è famoso e conosciuto quanto Zuckerberg, né ricco quanto Bezos e geniale come Musk ma, forse, sarà decisivo più di loro per il futuro delle tecnologie e del nostro mondo. Masayoshi Son, 60 anni, è l’uomo più ricco del Giappone, nonché Ceo & Founder di SoftBank, conglomerato finanziario giapponese che ha all’interno dei suoi ranghi anche il Vision Fund, il più grande fondo di venture capital di sempre. La carriera di Son iniziò nel 1981 quando, grazie alla sua formazione in economia & computer science, fondò SoftBank, società che nel giro di appena due anni sarebbe diventata assoluta monopolista nel mercato software per PC in Giappone.
Da allora Son ha investito in tantissime società tecnologiche, a partire da Yahoo! per arrivare fino ad Alibaba, dove oggi SoftBank detiene il 28% delle quote per un valore di 140 miliardi di dollari. L’investimento in Alibaba effettuato con 20 milioni nel ’99 è oggi considerato uno dei più riusciti di tutti i tempi e ha permesso a Son di mantenere SoftBank in carreggiata e rilanciarla nonostante il clamoroso tonfo dei “dotcom” dei primi anni duemila.
Le partecipazioni del Vision Fund appartengono in buona parte a Muhammad bin Salman, figlio del Re dell’Arabia Saudita, il quale ha investito ben 45 miliardi di dollari. Il restante di un totale da 100 miliardi è detenuto per circa il 30% da SoftBank e in parti minori da Apple e da un fondo sovrano saudita. Per capire l’entità del fondo di Son basta riportare questo dato: nel 2016 il totale dei fondi venture a livello mondiale era di 64 miliardi di dollari (The Economist).
Questa statistica da sola dovrebbe essere sufficiente per capire la spregiudicatezza di un personaggio che investe con un grado di rischio e con capitali a dir poco mostruosi. Il tutto è trainato dalla sua fortissima vision sull’IA che lo porta a sostenere che essa arriverà a controllare l’umanità. Tutti gli investimenti del Vision Fund sono in startup che rappresentano l’ultima frontiera delle tecnologie e che hanno a che fare con robotica, intelligenza artificiale e IoT.
Un’altra particolarità è data dalla diffusione in termini geografici. Generalmente i fondi venture tendono a focalizzarsi su uno specifico territorio mentre il Vision opera in tutto il mondo, dall’America fino all’Europa e all’Asia. Son ha più volte dichiarato il suo obiettivo di voler unire tecnologia e finanza e creare, grazie a questo collegamento, una Silicon Valley “virtuale”.
Sono in molti a sostenere che quello dell’investitore giapponese sia un operato semplicemente scellerato, senza alcun criterio di razionalità e che prima o poi il Vision Fund finirà per fallire provocando danni enormi allo sviluppo tecnologico e all’ecosistema. Più aumentano gli investimenti in termini di numero e ammontare, più cresce l’esposizione e la necessità di ricavi. Tuttavia, ad oggi, risulta quasi impossibile dare una valutazione sui vari investimenti considerando che l’orizzonte temporale di riferimento di Son è decisamente molto lungo. Solo tra qualche anno potremmo dire se le sue valutazioni sono state giuste come con Alibaba 20 anni fa. Lui, nel frattempo, sostiene che i suoi investimenti sono in un’ottica di 200 o 300 anni, al fine di costruire la società del futuro. Noi ci accontentiamo, al momento di conoscere gli unicorni del 2019…
Articolo di Riccardo Madrigali