VGen UNDER 30 | Federico Lazzerini tra i re dei Social secondo Forbes

Nuovo appuntamento della rubrica VGen Under 30 che da voce ai giovani di successo italiani raccontando le loro esperienze e le loro ambizioni.

L’intervista di oggi è con Federico Lazzerini, massimo esperto di comunicazione digitale e Founder & CEO di Digitale Marziale, società di marketing e comunicazione operante nel settore social media e digital business. Federico inoltre è entrato nella rosa dei 30 Under 30 più influenti ed autorevoli d’Italia e tra i 100 d’Europa per il 2020 del Magazine americano Forbes.

Federico Lazzerini, Founder & CEO di Digitale Marziale

Ciao Federico, ti ringrazio per aver trovato del tempo da dedicarmi per questa intervista, soprattutto in questo momento drammatico. Possiamo dire che sei un esponente di spicco nel mondo della comunicazione digitale. Raccontaci un po’ la tua esperienza sia a livello formativo sia a livello imprenditoriale.

(FL): Ciao Marco, grazie a te. È sempre un piacere confrontarsi con personalità dinamiche e di valore.

Il mio percorso nel mondo della comunicazione inizia nel lontano 1997, inconsapevolmente. Già da bambino, ai tempi dell’asilo, sono sempre risultato un creativo, un distruttore dell’esistente in cerca di “nuovo valore”.

Tuttavia, da bambino essere un tipo fantasioso e curioso non ti aiuta, ma al contrario vieni considerato come il tipico bambino “problematico” a cui piace disegnare e fare casette con le scatole di cartone. Sei “strano” perché non sei come gli altri.

Negli anni, la mia natura perfezionista e creativa non mi ha di certo aiutato, mi sono trovato spesso ai margini scolastici e sociali, perché “diverso”. Ma non tutto il male vien per nuocere.

Il mio percorso Imprenditoriale invece è cominciato intorno ai 18 anni: al tempo, nel 2009, erano un’utopia i social per le aziende, così ho iniziato a creare i profili Facebook ad aziende di amici di famiglia. Senza alcuna strategia, senza competenze di marketing. Semplicemente lavorando di creatività.

Oltre a questo, gestivo due negozi su Ebay, guadagnavo già qualche soldino per mantenermi, la cosa poi, nata per gioco, l’ho abbandonata, per ritrovarla pochi anni dopo.

Prima di arrivare al mondo dei social media, il mio percorso è stato una violenta montagna russa: ho aperto un negozio di abbigliamento nel 2012 dove ho investito tutti i soldi che avevo e sono arrivato ad indebitarmi per circa 90.000 euro. Successivamente a questo ho fatto diversi lavori da dipendente, ma in nessuno sono durato più di tre mesi: magazziniere, commesso, e cameriere.

Digitale Marziale è una società di comunicazione con un modello di business innovativo, potresti parlarcene?

(FL): Digitale Marziale nasce nel Marzo del 2019, quindi poco più di un anno fa, siamo ancora una “baby-company” che ha ancora tutto da dimostrare.

Ci tengo però a raccontarvi qualcosa di più, prima di scendere nel modello che stiamo sviluppando.

Fino ad un anno fa ero un consulente social per aziende e celebrity, le cose andava molto bene; ho sempre avuto rapporti di primo livello e una dimensione Internazionale, ma soprattutto non mi ero esposto nella “melma” della formazione.

Tra i miei clienti c’era un certo Nicola Colonnata. Colonnata è un coach Internazionale, una personalità fuori dal comune per mindset, valori e risultati professionali.

Il nostro rapporto consulente-cliente è durato però poco meno di un mese, da lì è nata Digitale Marziale, è stato un colpo di fulmine.

Digitale Marziale, come dicevo prima, nasce per differenziarsi dalla melma della formazione italiana; crediamo solamente nel duro lavoro, nella condivisione di valori, nella perseveranza, nella parola.

La nostra azienda nasce per aiutare gli imprenditori a crearsi un alter-ego digitale, un’estensione imprenditoriale pronta a guadagnare dalla scalabilità e la potenza dell’online marketing. I nostri eventi sono frequentati non solo da imprenditori, gli stessi portano a studiare da noi i ragazzi del ramo marketing e social. Il segreto mio e dei miei soci è dare libero sfogo alla nostra personalità e far vivere esperienze indimenticabili a chi frequenta i nostri eventi, non crediamo alle “messe”. Siamo ossessionati dalla ricerca, siamo giovani e vincenti. Questi sono tutti motivi per cui vale la pena venire a scoprire il nostro modello innovativo.

Quanto è importante per te (ed in quale livello) la cultura orientale?

(FL): Rispetto alla cultura occidentale, mi identifico molto in quella orientale per armonia ed equilibrio, forte senso di intraprendenza e rispetto per il prossimo.  

Tant’è che il mio corpo è questo che racconta. Ho molti tattoo, il primo, fatto nel lontano 2008 è un ideogramma del Kenji giapponese e significa passione. Sul braccio destro invece ho un dipinto con una Geisha. Meravigliose artiste, eleganti e forti intrattenitrici. Mi hanno sempre affascinato.

Inoltre, se in occidente il quoziente d’intelligenza è in media 100, tra gli asiatici la media è 106, con una punta di 113 ad Hong Kong.

Tra gli obiettivi della mia wishlist c’è di imparare il mandarino entro cinque anni. La lingua cinese stimola molte aree del cervello. Un’altra cosa che mi ha fatto innamorare degli orientali è la loro empatia: per leggere le emozioni guardano gli occhi, gli americani la bocca.

Come sta cambiando il mondo della comunicazione in questo periodo storico?

(FL): Oggi viviamo in un’epoca iper-comunicativa, siamo invasi dalla pubblicità. Per vincere dobbiamo impattare nell’attenzione dell’utenza e poi coccolarla, gli umani rispondono a segnali emotivi, e non tecnici.

Storicamente parlando, il “come si faceva prima” non tornerà più. Soprattutto post-apocalisse corona.

Ogni imprenditore deve utilizzare questi giorni per studiare nuovamente l’azienda e mettere insieme alcune fondamenta per ripartire: dal posizionamento, al marketing operativo, alla lead generation sino alla lead conversion.

Si dice che per iniziare a promuoversi online sia necessario focalizzarsi solo su un social media, come commenti questa affermazione?

(FL): Oggi l’identità online rappresenta un indicatore di salute aziendale, per il pubblico è soprattutto più concreta e di riferimento di quella “fisica”, per questo trovo necessario e fondamentale spingere su una piattaforma, ma poi è bene essere omnichannel, ovviamente in maniera nativa; su LinkedIn meglio che non posti la foto al mare (ride).

Ad esempio, di LinkedIn cosa ne pensi?

(FL): Ti avviso che la mia risposta non sarà politicamente corretta. In quanto a ramificazione marketing lo trovo un social un po’ ipocrita, una piattaforma molto frequentata da nerd-marketer, e pseudo “esperti” di agenzie di comunicazione. Tuttavia, trovo Linkedin ottimo per lavorare in organico, penso ci sarà prateria ancora per almeno 12-15 mesi.

Al momento, personalmente, lo utilizzo poco e niente, anche se nei report vedo visualizzano il mio profilo aziende pesanti.

Sto vivendo di rendita, quanto prima devo iniziare ad espormi anch’io, e spegnere qualche pappagallo.

Quali sono i consigli che daresti ad una startup per promuoversi online?

(FL): Il consiglio più importante è l’iper-focus, più un brand è focalizzato, più l’azienda cresce e produce ricchezza.

Generalmente una su dieci è la startup che può arrivare agli occhi delle corporate. Viene scontato ma anche la perseveranza è un plus-valore nel motore di ogni startupper, vedo molti che già il primo anno mollano tutto.

Tra i miei studenti privati invece ho dei Ceo di startup che sono in crisi perché hanno troppi clienti da gestire e l’azienda non è cresciuta abbastanza in fretta, tanto per dire.

Bisogna essere anche veloci nei processi e attenti nella fase manageriale. Per questo in azienda ho un fidato socio che cura tutto questo; Andrea Del Gratta.

Cosa vorresti dire a tutti gli studenti che vogliono intraprendere una carriera nel social media marketing?

(FL): Di non aver paura del giudizio: il ruolo di “esperto” online è quasi dequalificante a livello sociale. Per molti è il “mestiere di chi non ha un lavoro vero”. In realtà è una professione di assoluto prestigio e per persone con qualità superiori alla media come è nei paesi di tradizione anglofona. Ma per fortuna, nel post-covid, il nuovo mondo parlerà solo la lingua digitale. Dispiace che è servita questa tragedia, ma si sa, serviva qualcosa di devastante per sancire la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra.

Oltre a questo consiglio, mi sento di consigliare di centrarsi:

i settori più ricercati sono il Copywriter strategico (noi in azienda gli diamo anche 50.000 euro l’anno) o l’advertiser, quest’ultimo può guadagnare forse il doppio.

Ma servono anni, non credete alle “favole” dell’online marketing, al corso magico, questa professione è un percorso, non un corso. Ogni giorno io dedico circa 1h30’ della mia giornata allo studio degli aggiornamenti, le informazioni apprese 6 mesi fa sono già vecchie.

 

 

 

 

 

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